Ci stiamo per regalare una settimana dedicata all’esplorazione affettuosa del cibo con il quale nutriamo la nostra Mente (sensi, volizione, coscienza).
Il primo nutrimento della mente è quello dei sensi, le impressioni sensoriali.
1 – Intro (durata: 3m)
2 – Esercizi (durata: 8m)
3 – Rilassamento profondo (durata: 24m)
4 – Meditazione del cellulare (durata: 10m)
5 – Pratica della settimana (durata: 32m)
Approfondimenti
Discorsi sulla creatività (Eckhart Tolle) (durata: 9m)
Sperimentare una dieta per la mente
Questa settimana abbiamo la possibilità di riconoscere come nutriamo la nostra mente attraverso le porte dei sensi.
Stiamo parlando di input, stimoli come film, telegiornali, riviste, internet e quindi televisione, computer, telefonino… ognuno sa di cosa ha bisogno e cosa è in grado di esplorare a seconda delle sue abitudini.
Naturalmente per fare questo è necessaria tutta la nostra energia.
Questa settimana ogni volta che apriamo il nostro telefonino, il tablet, computer o la televisione possiamo chiederci:
CHE COSA STO MANGIANDO?
Cosa sto nutrendo in me?
Quale energia, emozioni, quali pensieri sto nutrendo in questo istante?
Sto nutrendo il corpo aperto o il corpo chiuso?
Sto dando energia alla Critica, all’aver Ragione, alla Lamentela, alla Paura, oppure alla mente Serena, Fiduciosa e al cuore Aperto, Spazioso?
L’esplorazione sul come alimentiamo i contenuti nella mente può offrirci molta comprensione e molta guarigione.
Il cibo della mente
di Thich Nhat Hanh
“Nulla può sopravvivere senza essere nutrito. È una verità molto semplice e molto profonda.
L’amore e l’odio sono entrambe cose vive: se non alimenti il tuo amore, morirà.
Se tagli le fonti di nutrimento della tua violenza, la tua violenza morirà.
Se vuoi che il tuo amore duri nel tempo, lo devi alimentare ogni giorno.
L’amore non può vivere senza cibo.
Se trascuri il tuo amore, dopo un po’ morirà, forse lasciando posto all’odio. Sei capace di alimentare il tuo amore?
Anche l’odio morirà, se non gli diamo nutrimento. L’odio e la sofferenza crescono sempre di più ogni giorno perché ogni giorno li alimentiamo, dando loro nuovo cibo.
Di che genere di nutrimento hai nutrito la tua disperazione, il tuo odio?
Se sei depresso non hai più nessuna forza, nessuna energia, forse hai perfino voglia di morire; perché ti senti così?
La nostra depressione non nasce di punto in bianco dal nulla: se riusciamo a riconoscere il cibo che ha alimentato in noi la depressione possiamo smettere di assumerlo; nel giro di poche settimane la nostra depressione morirà di fame.
Se invece non sei consapevole che stai innaffiando la tua depressione, continuerai a farlo tutti i giorni….
Se sappiamo osservare a fondo la nostra sofferenza e riconoscere ciò che la alimenta siamo già sul sentiero della liberazione.
La via d’uscita dalla nostra sofferenza è la consapevolezza di ciò che consumiamo, non solo per noi stessi ma per il mondo intero. Se sapremo innaffiare in noi i semi della saggezza e della compassione, quei semi diventeranno una potente fonte di energia che
ci aiuterà a perdonare chi ci ha fatto del male. Questo darà sollievo sia alla nostra nazione che al nostro mondo. Siamo in grado di mettere in atto questo genere di saggezza e di compassione.
Il cibo dei sensi
di Thich Nhat Hanh
Con i nostri sei organi di senso – occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente – noi “mangiamo”: un programma televisivo è cibo, una conversazione è cibo, la musica è cibo, l’arte è cibo, i cartelloni pubblicitari sono cibo.
Quando guidi in città, senza accorgertene (e senza il tuo consenso) “consumi” queste cose che ti entrano dentro.
Ciò che vedi, ciò che tocchi, ciò che senti è cibo.
Questi generi di consumo possono essere altamente tossici. Esiste buona musica, ci sono buoni articoli nei periodici e buoni programmi televisivi che alimentano in noi la comprensione e la compassione mentre molti altri tipi di musica, di programmi televisivi e di riviste contengono avidità, disperazione e violenza. Gli spot pubblicitari che la televisione ti obbliga a guardare sono un genere di alimento, quello delle impressioni sensoriali, che ha l’unico scopo di farti volere a tutti i costi il prodotto che ti si vuole
vendere, di suscitarne il desiderio in te e rinforzarlo.
Noi consumiamo questi veleni e permettiamo che li consumino anche i nostri figli, e questo fa crescere in noi giorno dopo giorno la paura e l’odio. La questione non è consumare di meno o di più, è consumare in maniera retta, in maniera consapevole.
Noi possiamo scegliere alimenti dei sensi che ci nutrono oppure che ci avvelenano.
A volte dopo aver finito di leggere certi libri o articoli ci sentiamo leggeri e contenti. Lo stesso vale per certa musica o un certo tipo di conversazioni: ascoltarle ci fanno sentire contenti e ci ispirano positivamente.
Possiamo scegliere, dunque, di consumare generi che ci portano nel cuore sensazioni di leggerezza, di pace e di felicità.
Una semplice conversazione può portarti alla disperazione totale o può dare speranza e fiducia.
A volte dopo aver ascoltato certi discorsi ci si sente molto depressi: anche le conversazioni possono contenere tossine, ecco perché dobbiamo parlare e ascoltare in presenza mentale.
La solitudine può spingere una persona a parlare con chiunque anche solo per sfuggirla; ma se l’interlocutore e di conversazione può uccidere.
Ti invito ad ascoltare e a parlare solo con persone che nutrono in te l’amore e la comprensione, a meno che non si tratti di una conversazione che ha lo scopo preciso di aiutare l’altro a trasformare la sofferenza e la violenza che ha in sé.
Superamento dei problemi
di Carl Gustav Jung, Opere, XIII
Molto spesso ho visto quanto facilmente alcuni individui superavano un problema nel quale altri fallivano completamente.
Questo “superamento”, come lo chiamai in passato, risultava da un innalzamento del livello di coscienza, come mi rivelò la mia esperienza successiva.
Quando cioè nell’orizzonte del paziente compariva un ulteriore interesse più elevato e più ampio della visione della vita, il problema insolubile perdeva tutta la sua urgenza proprio grazie a questo ampliamento delle sue vedute.
Il problema non veniva superato perché risolto in modo logico, per se stesso, ma esso sbiadiva di fronte a un nuovo e più forte orientamento dell’esistenza. Non veniva rimosso o reso inconscio, ma appariva semplicemente sotto un’altra luce, e diventava così realmente diverso.
Ciò che ad un livello inferiore di coscienza avrebbe dato adito ai conflitti più selvaggi e a paurose tempeste affettive, appariva poi, considerato dal livello più elevato della personalità, come un temporale nella valle ma visto dall’alto della cima di un monte.
Con ciò non si toglie alla bufera nulla della sua realtà, ma non vi si sta più immersi dentro totalmente, bensì la si vede dal di sopra e con maggior distacco.