“In questo cibo vedo chiaramente l’intero universo che sostiene la mia esistenza”.
(Thich Nhat Hanh)
Questa settimana è molto interessante e si presta a sperimentazioni diverse sulla nostra relazione con il cibo e con le sensazioni fisiche, le emozioni, i pensieri che precedono e seguono l’assunzione di cibi e bevande.
Ognuno può sperimentare modi nuovi di consumare in relazione alle proprie abitudini alimentari.
Un pensiero genera un’emozione ‘difficile’ come la rabbia o l’ansia, la mia mano può andare diritta a un dolce o io inizio a camminare verso il frigorifero….
Provare a riconoscere questa relazione tra pensieri, emozioni e azioni dà molta fiducia nella possibilità di disvelare una delle strategie più comuni per non entrare in contatto con le nostre emozioni spiacevoli.
Per trasformarla occorre essere disponibili ad entrare in contatto con queste stesse emozioni e quindi comporta una buona dose di coraggio.
Non forziamo nulla, la sperimentazione è sempre gentile , rispettosa e…creativa!
1 – Esercizi (durata: 6m)
2 – Rilassamento profondo (durata: 37m)
3 – Meditazione del mandarino (durata: 9m)
4 – Pratica della settimana (durata: 11m)
In questa settimana
Un piccolo esercizio
di Jon Kabat-Zinn
Il modo in cui presentiamo per la prima volta la meditazione nella clinica per lo stress, sorprende sempre i nostri pazienti. Spesso la gente si aspetta che la meditazione sia qualcosa di insolito, di mistico, di straordinario. Per eliminare subito queste aspettative, distribuiamo a ciascuno dei presenti tre chicchi di uva passa e li mangiamo uno per volta,consapevolmente, concentrando l’attenzione su quello che stiamo facendo e vivendolo attimo per attimo. Se vuoi, puoi fare anche tu questo esperimento, dopo averne letto la descrizione.
In primo luogo guardiamo attentamente il chicco di uvetta, lo osserviamo come se non avessimo mai visto una cosa simile in vita nostra. Con i polpastrelli ne palpiamo la consistenza, mentre notiamo le sfumature di colore e la forma
delle superfici. Facciamo attenzione ai pensieri che si presentano riguardo all’uva passa o al cibo in generale. Se, mentre guardiamo il chicco di uvetta, proviamo sensazioni di attrazione o repulsione, se ci piace o non ci piace, notiamo anche questo. Poi lo annusiamo per un po’. Infine, consapevolmente, lo portiamo alle labbra, osservando il movimento del braccio e della mano e la salivazione che comincia a prodursi quando il corpo e la mente sono in attesa di ricevere del cibo. Continuiamo a fare attenzione mentre lo mettiamo in bocca e lo mastichiamo lentamente, assaporando il gusto di un singolo chicco di uva passa. E, quando siamo pronti a deglutire, osserviamo l’impulso di deglutire mentre va crescendo, in modo da vivere anche questa fase consapevolmente. Alla fine proviamo a immaginare o ‘sentire’ il nostro corpo di un chicco di uvetta più pesante.
L’effetto che questo esercizio ha sulle persone è invariabilmente positivo, anche per coloro a cui non piace l’uvetta. I commenti dei partecipanti sono, di solito, che questa diversa esperienza del mangiare è molto piacevole, che hanno assaporato un chicco di uvetta per la prima volta in vita loro e che anche un singolo chicco di uvetta può essere nutriente.
Spesso qualcuno osserva che se mangiassimo sempre in questo modo mangeremmo meno e avremmo un rapporto più gratificante ed equilibrato con il cibo. Di solito qualcuno nota l’impulso automatico a mettere in bocca anche gli altri due chicchi prima di aver finito di mangiare il primo e riconosce in quel momento che è quello il suo modo di mangiare abituale.
Poiché molti di noi usano il cibo come consolazione, specialmente quando ci sentiamo ansiosi o depressi, questo piccolo esercizio di mangiare al rallentatore, consapevoli di tutto ciò che facciamo, mette in luce quanto siano potenti e incontrollati molti dei nostri impulsi riguardo al cibo. Nello stesso tempo, esso rivela quanto mangiare possa essere un gesto semplicemente soddisfacente e quanto più autocontrollo sia possibile quando introduciamo la consapevolezza in quello che stiamo facendo, momento per momento. Il fatto è che, quando cominci a fare attenzione in questo modo, il tuo rapporto con le cose cambia. Vedi di più e vedi più a fondo. Cominci a cogliere un ordine intrinseco e collegamenti che finora ti sfuggivano: per esempio, il rapporto che esiste fra gli impulsi che si presentano alla tua mente e il fatto di mangiare troppo o di trascurare i messaggi che il corpo ti manda.
Facendo attenzione, diventi letteralmente più sveglio. È come risvegliarsi dall’abitudine di agire meccanicamente, inconsapevolmente. Quando mangi consapevolmente, sei in contatto con il cibo che mangi perché la mente non è
distratta, non si sta occupando d’altro, è attenta al fatto di mangiare. Quando guardi il chicco d’uvetta, lo vedi veramente. Quando lo mastichi, lo assapori veramente. Fare attenzione a quello che stai facendo momento per momento è l’essenza della pratica della consapevolezza. L’esercizio del chicco d’uva passa lo chiamiamo ‘meditazione del mangiare’. Aiuta le persone a capire che non c’è niente di strano o di insolito nel meditare o nella consapevolezza. Si tratta soltanto di fare attenzione alla tua esperienza istante per istante. Questo porta a vedere le cose in modo nuovo e ad essere in modo nuovo, perché l’attimo presente, quando viene riconosciuto e onorato, rivela un segreto specialissimo, anzi magico: il presente è il solo momento di cui disponiamo. Il presente è il solo momento
in cui possiamo conoscere qualcosa. Il presente è il solo momento per percepire, sentire, imparare, agire, cambiare, guarire. Per questo diamo un valore tanto grande alla consapevolezza momento per momento. Impararla richiede una certa pratica. Ma la pratica stessa porta in sé la propria ricompensa: rende le nostre esperienze più vivide e la nostra vita più reale.